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Sulla delicata quanto importante questione dell’autostima, risponde la dott.ssa Rossella Aromando,  Psicoterapeuta e Specialista in terapia relazionale integrata del team di Neuropediatria e Psicologia Clinica dell’età evolutiva del Gruppo Bios.

L’autostima rappresenta il modo in cui ciascuno vede e giudica se stesso. Tale parametro, fondamentalmente, si basa su un rapporto tra l’autovalutazione dei propri successi e dei propri fallimenti nell’ambito delle aree ritenute importanti e le aspirazioni che il soggetto si pone. L’ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo (sé reale) e come vorremmo essere (sé ideale) è un segno importante del grado in cui siamo soddisfatti di noi stessi. Questo è un aspetto centrale, perché le persone con bassa autostima sentono il bisogno, in maniera erronea, di “fortificare” il sé reale, senza considerare che aspirazioni troppo alte hanno facilmente ricadute negative sulla percezione di sé, perché favoriscono obiettivi irrealistici, solitamente destinati all’insuccesso. L’autostima, dunque, rappresenta un elemento essenziale per il benessere psicologico dell’individuo, poiché consente un riconoscimento adeguato delle proprie risorse e dei propri limiti e prevede l’accettazione e il rispetto di se stessi.

Per quanto riguarda lo sviluppo dell’autostima, le teorie più recenti sottolineano sia la rilevanza del temperamento del bimbo, sia l’interazione con gli altri significativi (famiglia, scuola, relazioni sociali, ecc..). Il bisogno di “considerazione positiva” nel bambino è più forte della tendenza alla propria realizzazione. Se le condizioni ambientali non permettono la realizzazione di sé, il bambino non tenta le esperienze necessarie per la sua crescita personale, ma si limita alla ricerca del consenso e dell’amore dei genitori. Il modo in cui il bambino riesce a gestire la sua necessità di autorealizzarsi e, al tempo stesso, di ricevere “considerazione positiva” durante l’infanzia influisce sul suo comportamento da adulto. Con il tempo il bisogno di considerazione positiva diventa “bisogno di autostima”. Chi, nel corso del suo sviluppo, può realizzare se stesso e dare ascolto alle proprie potenzialità e ai propri limiti, ottenendo allo stesso tempo una considerazione non condizionata, avrà la possibilità di costruirsi una buona stima di sé e manterrà la tendenza a realizzarsi. Chi, invece, è costretto a rinunciare alla propria realizzazione personale per ottenere l’amore degli altri, non costruirà una scala interna di valutazione, ma dipenderà dal giudizio esterno.

Occorre, inoltre, tenere ben presente che l’autostima segue una linea di sviluppo durante l’infanzia. Nell’età prescolare non è ancora presente una valutazione globale, ma esistono tante valutazioni di sé, legate a situazioni specifiche ed esperienze concrete. Solo successivamente si svilupperà una generica valutazione globale di sé, che emergerà quale componente dell’autostima solo durante l’adolescenza, situazione che si mantiene poi durante l’età adulta. Una bassa autostima, in genere, ha origine da precoci esperienze di rifiuto, trascuratezza, carenza affettiva, ma anche da possibili richieste eccessive da parte degli adulti significativi. Tali richieste arrivano al bambino come un riconoscimento nel “fare”, ovvero legato all’eccellenza della prestazione e non nell’“essere”, aspetto che prevede un ascolto e un’accettazione totale dell’altro. Un’autostima globale positiva in età evolutiva si basa, dunque, sul riscontro interpersonale e sulla capacità del bambino di auto controllare i sentimenti negativi, come ad esempio la frustrazione. Il bambino introietta l’immagine di lui che gli altri significativi gli rimandano, ovvero quelle richieste e quelle aspettative che andranno a costruire il suo sé ideale, a cui cercherà di uniformarsi e diventeranno pian piano parametro di valutazione di se stesso. Una buona autostima influenza lo stato emotivo generale del bambino, che a sua volta influisce sul grado di motivazione e sull’interesse nelle occupazioni proprie di ogni età. Attualmente molti stati di disagio psicologico riflettono una carenza di autostima, ovvero un senso di inadeguatezza di fronte alle sfide basilari della vita e un ridotto investimento sulle proprie potenzialità.

La stima di sé è fondamentale per riuscire nella vita e realizzare se stessi. Ed è uno strumento che si costruisce principalmente durante l’infanzia. 

 

Ecco 8 consigli per crescere bambini sicuri di sé e quindi adulti consapevoli

  1. Incoraggiate il bambino a perseguire obiettivi realistici, partendo da un ascolto empatico dei suoi bisogni e delle sue potenzialità
  2. Complimentatevi per l’impegno e non per il risultato raggiunto. L’impegno dipende dal bambino e diventa parametro per la valutazione interna di sé, mentre il risultato è soggetto a variabili esterne non sempre controllabili
  3. Non esagerate con gli elogi generalizzati rivolti alla persona, ma fornite al bambino valutazioni realistiche, concrete e specifiche dei punti di forza e delle criticità  dei propri comportamenti e dei risultati raggiunti
  4. Aiutatelo ad esprimere le proprie emozioni, positive e negative e a condividerle apertamente con gli adulti significativi
  5. Credete in lui e nelle sue capacità di autoregolarsi. Il genitore può e deve aiutarlo solo al momento giusto, offrendosi semplicemente come guida e supporto
  6. Aiutate il bambino ad assumersi le responsabilità delle proprie vittorie e delle proprie sconfitte, in modo che possa sentirsi regista e protagonista attivo della sua vita e non vittima di eventi esterni
  7. Valutate positivamente il bambino con tutte le sue caratteristiche, evitando etichette specifiche ed ingabbianti
  8. Offritevi come modello aiuterà il bambino a capire che non è necessario essere perfetti per essere amati e riconosciuti