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Il primo giorno di scuola è un giorno che si ricorda per tutta la vita. Intriso di emozioni, spesso anche contrastanti tra loro, coinvolge in primis i bambini, ma anche genitori e familiari. Per affrontarlo con serenità, assieme alla dottoressa Rossella Aromando, Psicoterapeuta dell’età evolutiva, abbiamo individuato quali possono essere le eventuali problematiche e le modalità per risolverle…

“Sin dai primi mesi di vita, i bambini si ritrovano ad affrontare numerosi compiti e cambiamenti, necessari allo sviluppo affettivo, intellettivo e comportamentale. Ogni momento di crescita è accompagnato da una crisi, da un passaggio che comporta la perdita delle sicurezze acquisite e necessita dell’attesa dello sviluppo delle nuove competenze. Per i più piccoli, le abitudini e le attività di routine sono alla base del senso di sicurezza. Per loro separarsi da un genitore e dal proprio “grembo familiare” per avvicinarsi al contesto scolastico può essere triste e a volte un po’ doloroso. E’ importante, quindi, che gli adulti di riferimento siano in grado di con-tenere e di gestire al meglio il carico emotivo dei bambini. Che si tratti di un primo inserimento o della ripresa della vita scolastica, il cambiamento di routine e la prospettiva di un nuovo percorso di crescita potrebbero generare nel bambino un senso di confusione, di tristezza o di apprensione. Tanto più il bambino è piccolo, tanto più non è in grado di dar voce alle proprie emozioni. Il compito di interprete e traduttore emotivo spetta dunque agli adulti di riferimento”.

Difficoltà d’inserimento: normalità e patologia

“Nella mia esperienza professionale” – prosegue la Aromando – “mi è capitato spesso di confrontarmi con genitori in cerca delle “strategie giuste” per evitare che il bambino pianga troppo durante la fase dell’inserimento. È evidente che questa è una richiesta paradossale, dato che ogni esperienza di separazione dalla figura di riferimento, o anche di semplice minaccia di separazione, determinano normalmente nel bambino una reazione di protesta ansiosa e una riduzione del comportamento di esplorazione autonomo. Il pianto è, dunque, una reazione sana e normale. Piangendo il bambino esprime le sue emozioni, accede ad altre figure consolatorie oltre la madre e scarica tensione. Un bambino con attaccamento sicuro, che ha sperimentato un genitore attento e responsivo, sarà in grado di modulare i propri stati d’animo e di separarsi, sapendo di poter far ritorno verso la propria “base sicura” in ogni momento di difficoltà o in cui ne senta il bisogno. Durante l’inserimento è necessario concedere ad ogni bambino il tempo di cui ha bisogno per ambientarsi, osservando le manifestazioni comportamentali, indici del suo vissuto interno”.

In alcuni casi particolari, invece, l’inizio del nuovo anno scolastico crea nel bambino uno stato di malessere generale che non deve essere sottovalutato…

“Bisogna innanzitutto comprendere le motivazioni che si trovano alla base di questo rifiuto e affrontarle con estrema serietà, ricorrendo al sostegno dei genitori e delle insegnanti o di un esperto. Per i più piccoli, ad esempio, la difficoltà di inserimento spesso dipende da una forte ansia di separazione dai genitori. In tal caso, solitamente, i bambini mostrano disturbi comportamentali di vario genere, difficoltà nel dormire, irrequietezza e richieste continue di attenzione da parte dei genitori. Con l’arrivo nel mondo della scuola, invece, il disagio può assumere varie forme. In netto aumento sono i casi di mutismo selettivo, fobia scolare, ansia prestazionale e i disturbi depressivi”.

10 consigli per mamma e papà

1. Per ridurre lo stress e l’ansia, è bene iniziare a preparare i bambini qualche settimana prima dell’inizio della scuola o del nido, creando una piacevole attesa, organizzando al meglio il tempo necessario per costruire insieme il nuovo percorso, scegliendo insieme il materiale da portare con sé o facendo visita alla struttura.
2. Ogni genitore dovrebbe provare a prendersi uno spazio personale per dar voce alle proprie emozioni rispetto all’ingresso o al ritorno a scuola del figlio. I vissuti non elaborati della mamma o del papà rischiano di ricadere sui bambini che, in tal caso, si ritroveranno soli nella gestione di angosce amplificate.
3. È necessario aiutare il bambino a dare forma ai propri vissuti. Il genitore deve essere in grado di anticipare ed accogliere le emozioni del figlio, dare un nome alla sua angoscia, legittimare le sue lacrime, verbalizzando che è normale ed è giusto piangere in un momento così difficile. Utilizzare spiegazioni razionali e intellettualizzate (“devi capire che la mamma deve andare a lavorare”…) o modalità evitanti (“non devi piangere!”) disorienta il bambino e lo lascia solo nella gestione viscerale ed emotiva della separazione e dell’ingresso nella realtà scolastica.
4. Bisogna evitare di creare un clima di aspettative che potrebbe generare una sorta di ansia. Frasi del tipo “sei diventato grande e devi andare a scuola per imparare o per divertirti” potrebbero lasciare il bambino in uno stato di confusione e/o farlo sentire incapace o inadeguato.
5. Con i più piccoli, è bene cercare di mantenere una posizione interna più decisa possibile. Devono essere i genitori a trasmettere sicurezza ai figli e non viceversa. I bambini hanno bisogno di sentire che mamma e papà hanno scelto il meglio per loro, che si fidano delle maestre e della struttura e, soprattutto, che confidano nelle capacità adattive e di scoperta del proprio figlio.
6. Con i bambini più grandi, invece, è possibile condividere pensieri ed emozioni, lasciando uno spazio di ascolto per le aspettative, l’entusiasmo o i timori di ognuno.
7. Evitare le generalizzazioni. Ogni bambino e ogni genitore ha la sua storia e necessita dei suoi tempi per costruire il suo personale processo di inserimento al nido o a scuola.
8. Sarebbe opportuno creare una buona complicità tra la famiglia e le insegnanti. Un clima di collaborazione tra gli adulti di riferimento permette al bambino di sentirsi accolto e con-tenuto.
9. Creare uno spazio familiare, magari serale, per coccolarsi e raccontarsi. È molto importante invitare il bimbo a parlare, in generale, della sua giornata e mostrare entusiasmo per le sue scoperte. Ricordatevi, però, di rispettare i suoi  tempi e silenzi.
10. Le difficoltà prolungate di inserimento o il rifiuto scolare segnalano un disagio emotivo o sociale del bambino o del ragazzo. In questi casi, è fondamentale attivare un lavoro di rete tra la famiglia, la scuola e gli esperti.

Articolo a cura della dott.ssa Rossella Aromando, Psicoterapeuta e Specialista in terapia relazionale integrata del team di Neuropediatria e Psicologia Clinica dell’età evolutiva del Gruppo Bios.